Dopo 40 settimane di gravidanza e la fatica del parto la neomamma continua il suo nuovo e lungo cammino. Se prima era tutto più semplice, perché il bambino era nella sua pancia e non bisognava badare alle sue esigenze, ora il neonato è presente e ha le sue continue richieste.
Un neonato può dormire fino a sedici ore al giorno, composte da sonni più o meno brevi interrotti dalle sue esigenze. Mamma e famiglia devono essere sempre presenti, ma chiaramente è la figura della mamma quella indispensabile. E’ lei che lo nutre, è lei con la sua voce e il suo calore che lo tranquillizza. E’ lei la figura che lo ha accompagnato per tutto il suo sviluppo durante la gravidanza.
Se la mamma ha avuto una gravidanza serena, supportata da familiari che l’hanno aiutata e motivata il rischio di depressione è più difficile.
Se esce da una gravidanza sfiancante o si trova senza un valido sostegno familiare rischia di diventare una mamma depressa.
Per capire se ci sono i presupposti di una depressione bisogna guardare in modo un po’ più ampio la vita di una mamma e dei suoi familiari.
Casi di disturbi psichiatrici e depressivi in famiglia, una vita difficile, una famiglia assente o problematica, il disagio sociale, la presenza di una patologia cronica o disturbi della funzionalità tiroidea sono dei campanelli di allarme della mamma depressa.
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Possibili cause
Se dopo la nascita del bambino una donna si trova con uno scarso sostegno familiare, l’incomprensione, il senso di inadeguatezza se il bambino è molto agitato, l’insonnia, il rischio di diventare una mamma depressa aumenta.
Dopo il parto una donna comincia a fare i conti con la realtà e può succedere che la carica e l’energia che un neonato dovrebbe portare alla neo mamma si trasformino invece in tristezza, cattivo umore e apatia. La mamma al posto di essere coinvolta totalmente dal neonato prova una sorta di distacco. Il distacco non avviene solo verso il neonato ma è rivolto a tutte le attività quotidiane come il mangiare, dormire, uscire.
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La conseguenza immediata sono i problemi con il partner che si sente rifiutato e respinto e che a sua volta reagisce andando contro la neomamma e incolpandola di tutto e successivamente porta al fallimento del rapporto stesso.
La conseguenza diretta di una mamma depressa è la relazione mamma-bambino che viene meno e che potrà avere risvolti negativi sullo sviluppo stesso del piccolo.
La mamma depressa può reagire in due modi.
Una mamma distaccata e assente è colei che non è in grado di donare il suo amore al neonato, che cresce con il distacco dalla figura principale della sua vita. La presenza dei familiari o della tata è importante ma non può sostituire la figura della mamma.
Una mamma iperprotettiva e ansiosa che si assicura mille volte se il bambino respira, se ha mangiato, se è pulito, se sta bene, trascura le vere necessità del bambino, che magari vuol giocare ma non viene portato fuori per paura dei pericoli o non ha fame ed è costretto ad alimentarsi.
Una mamma iperprotettiva farà crescere il suo bambino nell’ansia e nella paura che possa succedere qualcosa.
In entrambi i casi la mamma depressa influisce sul bambino che non viene compreso nelle sue reali esigenze. I primi anni di vita di ogni bambino sono fondamentali per il suo sviluppo psicofisico.
La mancanza del conforto e dell’amore materno porteranno il bambino a crescere con carenze e disturbi dal punto di vista affettivo e relazionale.
Il papà
Il papà iper protettivo è un papà depresso che a sua volta è nocivo per il benessere del bambino. La continua preoccupazione, che il bambino possa avere qualcosa che non va, non solo aumenta l’ansia e la depressione del genitore stesso ma incide sulla crescita del bambino che si trova naturalmente condizionato da questo modo di vivere.
L’auto aiuto nei confronti della depressione non esiste. E’ bene rivolgersi a uno psichiatra specializzato in ansia e depressioni che saprà indicare il percorso terapeutico migliore per ogni caso specifico.
Una mamma o un papà con problemi influenzano i propri figli nel modo sbagliato. E’ importante accettare i propri limiti e per il bene dei nostri bambini intervenire per curarli.