La logopedista per Bambini Silvia Mari di Roma ci spiega i vari aspetti che contraddistinguono la Balbuzie.
La balbuzie è il più comune dei disturbi della fluenza ed è un’interruzione del flusso del parlare caratterizzato da tipi specifici di disfluenza.
Per fluenza si intende la continuità, la scioltezza, il tasso di velocità e lo sforzo impiegati per parlare. Tutti noi siamo disfluenti a volte. Esitiamo quando parliamo, utilizziamo delle parole riempitive come “eh”, “cioè”, “uhm”, oppure ripetiamo parole o frasi. Tutti noi, dunque, sperimentiamo delle tipiche disfluenze.
Un disturbo della fluenza è un’interruzione nel flusso del parlare caratterizzato da un tasso di velocità, ritmo e disfluenza atipici, quali, ripetizioni di suoni, sillabe, parole e frasi; prolungamento di suoni; e blocchi. A questi comportamenti si aggiungono una tensione fisica eccessiva, la tendenza ad evitare di parlare, sforzi muscolari e comportamenti particolari chiamati manierismi secondari (quali, per esempio, movimenti degli arti o del capo). Infine, spesso le persone che hanno disturbi della fluenza soffrono anche a causa delle conseguenze psicologiche, emotive, sociali e funzionali date dal disturbo della comunicazione.
Nello specifico, la balbuzie, il più comune dei disturbi della fluenza, si caratterizza da tipi specifici di disfluenza che chiameremo comportamenti nucleo, e che sono:
- Ripetizioni di suoni, sillabe e parole monosillabiche (per esempio, “Vedi la p-p-palla”, “Torniamo a casa-casa-casa”);
- Prolungamenti di consonanti (per esempio, “Ccccccccccci sono troppe persone”);
- Blocchi (cioè, l’impossibilità di pronunciare un suono).
Le disfluenze descritte spesso influenzano negativamente la velocità utilizzata per parlare ed il ritmo dell’eloquio e sono accompagnate da numerose reazioni negative al parlare e ad una concomitante tensione fisica. La persona che balbetta, ad esempio, può mettere in atto diversi comportamenti di evitamento. Per esempio:
- può evitare di dire quei suoni e/o quelle parole che sono percepite come più difficili da pronunciare senza balbettare;
- può anche scegliere di tenersi alla larga da alcune persone dalle quali proprio non ci si vuole fare sentire balbettare mentre parla (come per esempio una professoressa, la persona che piace, e/o un datore di lavoro)
- può accuratamente sottrarsi a situazioni nelle quali è necessario parlare come rispondere al telefono o al citofono.
L’individuo che balbetta spesso mette in atto anche comportamenti di fuga (o comportamenti secondari) come lo strizzare degli occhi, l’oscillare del capo o effettuare movimenti degli arti, del corpo o della faccia. Tali comportamenti, spesso, vengono inizialmente utilizzati dalla persona che balbetta per aiutarsi a pronunciare il più velocemente possibile quelle parole che non escono fluentemente, e dopo diventano comportamenti quasi abituali dei quali, talvolta, non ci si accorge più.
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Emergere della Balbuzie
Bambini, bambine, adolescenti e adulti che balbettano spesso sperimentano conseguenze negative a livello psicologico, emotivo, sociale e funzionale a causa della loro balbuzie, compresa l’ansia sociale, una sensazione di perdita del controllo e pensieri ed emozioni negative a proposito di loro stessi e delle loro capacità comunicative.
La balbuzie tipicamente emerge durante i primi anni di vita. Diversi studi scientifici hanno stabilito che circa il 95% dei bambini che comincia a balbettare lo fa prima del compimento del quarto anno di vita (approssimativamente a 33 mesi di vita). Una caratteristica particolare della balbuzie è che l’inizio può essere progressivo o immediato. L’imprevedibilità della balbuzie è anche data dalla sua caratteristica per la quale l’individuo che balbetta sperimenta momenti, ore, giorni e/o anche periodi di maggiore o minore fluenza, presumibilmente senza un motivo facilmente individuabile che spieghi la diversa intensità della gravità della balbuzie.
Alcuni bambini attraversano un periodo disfluente nel parlare al termine del quale la disfluenza non si presenta più. Secondo una ricerca del 2013, circa l’88%-91% di questi bambini supera spontaneamente la disfluenza con o senza trattamento logopedico. È importante chiedere il consulto di un o una logopedista per determinare se si è in presenza di una balbuzie fisiologica, dunque destinata ad andare via anche senza un intervento terapeutico, oppure se sono presenti delle disfluenze tipiche della balbuzie patologica che richiede l’intervento logopedico.
Comorbidità della Balbuzie
La balbuzie può anche presentarsi con altri disturbi, quali:
- il disturbo del deficit dell’attenzione con la componente dell’iperattività o senza la componente dell’iperattività
- disturbo dello spettro dell’autismo
- ritardo intellettivo
- disturbo del linguaggio
- disturbo fonologico/articolatorio
- disturbo dell’apprendimento del linguaggio
- disturbo convulsivo
- disturbo dell’ansia sociale
- altri disturbi dello sviluppo
“MIA FIGLIA BALBETTA, TUTTI MI DICONO DI ASPETTARE, ASPETTO O MI CONSULTO CON UNA LOGOPEDISTA?”
Secondo la più attuale ricerca scientifica, bambini e bambine, ma anche adolescenti ed adulti, vanno inviati ad un logopedista per una valutazione quando si osservano uno o più dei seguenti fattori in concomitanza con la disfluenza:
- C’è una familiarità con la balbuzie.
- Il genitore o l’individuo è preoccupato.
- La persona mostra reazioni negative alla propria balbuzie.
- La persona sta vivendo sulla propria pelle reazioni negative da parte degli altri come coetanei, compagne di classe, colleghi o addirittura componenti familiari.
- La persona mostra tensione fisica o comportamenti secondari (come lo strizzare gli occhi, movimenti della testa o del corpo) mentre parla in modo disfluente.
- La persona ha difficoltà a comunicare in modo efficiente ed efficace.
- Sono presenti altre difficoltà del linguaggio.