Il lavoro porta spesso a mangiare fuori casa e quando si è a dieta o si soffre di intolleranze alimentari, mangiare presso ristoranti e bar diventa difficoltoso, in particolare oggi ai tempi del Covid-19, per questo è da prendere in considerazione l’uso di un portavivande o kit porta pranzo.
Conoscente la storia del kit porta pranzo e i nomi con cui viene chiamato nelle varie regioni d’Italia? Ecco le risposte.
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Storia del portavivande
Il portavivande, conosciuto con nomi diversi nelle varie regioni d’Italia, è un oggetto per gli alimenti che si utilizzata da almeno due secoli e così importante nella vita giornaliera delle persone (adulti e bambini) che anche scrittori come Italo Calvino lo hanno menzionato nei lori scritti, in particolare si trova un’intera novella che ne parla e si chiama La pietanziera.
Tornando indietro nel tempo il porta vivande è nato per far portare ai soldati il cibo con loro durante i loro servizi al paese. Ricerche fatte dal Smithsonian Magazine e dal The Atlantic affermano che le prime lunch box siano state in metallo e rotonde con più piani, per contenere cibi di diversa consistenza e anche le stesse posate.
I kit porta vivande venivano utilizzati anche da chi lavorava nei campi o dagli operai che lavoravano in fabbrica e cantieri per mantenere i cibi caldi. A seguire le lunch box presero piede anche fra gli studenti per portare il cibo a scuola tanto che nel 1935 venne lanciata la prima lunch box con Mickey Mouse. Fu allora che nacque la tendenza del design dei porta vivande che vennero decorati con personaggi dei cartoni animati, dei fumetti o ancora personaggi del cinema e della musica.
Purtroppo negli anni ’80 i portavivande in metallo caddero in disuso per via del fatto che le mamme avevano paura che potessero essere utilizzate come armi fra i ragazzi, anche se in molti pensano che il motivo fosse stato economico visto che si diffuse l’uso della plastica stampata, pratica, resistente e soprattutto più economica.
Arriviamo negli anni Novanta quando si iniziano ad usare il tessuto per la realizzazione dei porta vivande o meglio delle borse termiche, dove l’effetto della condensa causata dal vapore era minore ed erano anche molto semplici da lavare.
I kit porta pranzo divennero così dei veri e propri accessori di tendenza, alla moda e con design davvero accattivanti e soprattutto completi, infatti oggi i portavivande si trovano spesso completi di borraccia termica, scaldavivande e borsa termica, insomma tutto in uno per avere con sé un pranzo completo dove non manca nulla come quelli di Spice portavivande
Coi kit porta pranzo oggi si può pranzare in ufficio o all’aria aperta in un parco, quando la stagione lo permette rilassandosi e degustando cibi adatti alla propria dieta o alle proprie intolleranze alimentari. Inoltre ricordate che i contenitori ermetici sono utili anche per ridurre il rischio di contaminazioni varie.
Nomi del portavivande nelle regioni d’Italia
Sapevate che il portavivande viene chiamato in modi diversi nelle regioni d’italia? Curiosità carina da sapere direi:
- schiscetta: nome milanese quindi pressocchè utilizzato nelle zone della Lombardia
- barachin: parola dialettale utilizzata in Piemonte
- camella o camillinu: si usa in Sicilia
- caccavella: così è chiamato il portavivende in Campania
- tecietta: parola dialettale utilizzata in Veneto.
In Giappone è chiamato bento, nome utilizzato molto anche in Italia da qui è stato per tempo a vivere in Giappone, mentre in inglese è chiamata lunch-box.
Non sono riuscita a rintracciare tutti i nomi per ogni regione, quindi vi invito a lasciarmeli nei commenti sotto per aggiornare il mio post con le vostre conoscenze.