Sui forum mamme capita spesso di imbattersi in uno degli argomenti più cari alle donne in gravidanza: la toxoplasmosi.
Quando si scopre di essere incinta, oltre al bagaglio di emozioni, gioie e paure, si riceve la chiave di un mondo nascosto, il mondo della gravidanza. Ci si scopre capaci di comprendere la lingua che le mamme parlano tra di loro e parole di cui fino a quel giorno si ignorava l’esistenza diventano pane quotidiano. Tri-test, epidurale, hCG…tra di esse, la toxoplasmosi.
Ammettiamolo, è nella top ten delle domande che ci vengono rivolte da amiche, cugine e sorelle già mamme appena scoprono che siamo incinta: di quanto sei? (= di quante settimane è la tua gravidanza), il termine? (= quando è il termine della gravidanza), sei toxo negativa? (= non hai mai avuto la toxoplasmosi nella tua vita, quindi passerai i prossimi 9 mesi a sognare prosciutto/salame/pomodorini raccolti dall’orto e mangiati sul momento).
E, visto che molte di noi si trovano catapultate nel mondo della gravidanza senza risposte alle mille domande, ci siamo fatte aiutare da una veterinaria a fare chiarezza sulla toxoplasmosi. Spesso, infatti, tra internet, leggende metropolitane e passa voce tra amiche, si rischia di ricevere informazioni errate e di incorrere a un terrorismo psicologico.
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E’ vero che sono i gatti a trasmettere la malattia? Dove posso prendere la toxoplasmosi? Cosa posso fare per evitare di contrarla durante la gravidanza?
La toxoplasmosi è una zoonosi, ossia una malattia trasmissibile dagli animali all’uomo, causata dal parassita Toxoplasma gondii. Questo microrganismo si riproduce nell’intestino del gatto e le uova (oocisti) vengono rilasciate all’esterno con le feci, contaminando il terreno. Le oocisti espulse non sono immediatamente infettanti, ma lo diventano dopo 1-5 giorni di esposizione all’ossigeno e alle giuste condizioni ambientali.
Ci si infetta portando le mani alla bocca dopo aver toccato le feci dei gatti. Basta venire a contatto della lettiera, della terra o di altri oggetti contaminati. Ma si può contrarre il parassita anche attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta di animali (solitamente suino e ovino) che potrebbero ospitare il parassita a livello muscolare. Oppure attraverso frutta e verdura contaminata non cotta, lavata o pelata.
Ma cosa causa questo parassita? In realtà il Toxoplasma gondii ha uno scarso potere patogenico, non ha perciò effetti gravi sulla salute, si può contrarre durante la propria vita senza nemmeno accorgersene. Ma se una donna contrae la malattia durante la gravidanza, può essere molto rischioso, perché il parassita può attraversare la placenta e arrivare al bambino con conseguenze gravi sulla sua salute quali:
- crescita lenta,
- parto prematuro,
- aborto spontaneo,
- patologie neurologiche
- patologie oculari.
È importante ricordare che, una volta contratto il parassita, si sviluppano gli anticorpi specifici, perciò si è immuni da questa malattia per tutta la vita. Attraverso un semplice esame del sangue, si può effettuare la diagnosi di toxoplasmosi. Chi non ha mai contratto una prima infezione, è esposto al rischio di contaminazione: in questo caso è necessario prendere alcuni accorgimenti e ripetere ogni trimestre l’esame del sangue.
È necessario lasciare il proprio gatto fuori casa? Questi animali rappresentano davvero un pericolo sanitario se si aspetta un bambino o si sta programmando di averne uno? La risposta è no. Infatti, non necessariamente il nostro gatto è infetto.
Il contatto con i nostri gatti non è una modalità frequente di contagio per diversi motivi: in genere diffondono le uova solo per pochi giorni o settimane dopo essersi infettati ed è raro che le diffondano per più volte; inoltre, i nostri amici a quattro zampe sono molto schizzinosi e dediti alla pulizia del corpo, per cui di solito non restano con il pelo sporco per periodi così lunghi da permettere alle uova di diventare infettanti.
Accorgimenti per ridurre il rischio di contaminazione alla toxoplasmosi
Inoltre, si può ridurre il rischio di contaminazione ambientale da parte del parassita seguendo alcuni accorgimenti:
– non alimentare i gatti con carne cruda o poco cotta
-pulire la lettiera tutti i giorni (se si è incinta o si sta cercando un bambino, chiediamo a quel sant’uomo del nostro compagno di farlo per noi. In alternativa bisogna munirsi di guanti usa e getta e lavarsi bene le mani una volta che si ha finito – un consiglio valido sempre) e igienizzarla periodicamente con candeggina, in questo modo le uova non faranno in tempo a maturare e a diventare infettanti
– utilizzare guanti se si pratica giardinaggio o se si lavora con la terra (orto, piante, vasi) e lavarsi accuratamente le mani con sapone e acqua calda
– bollire l’acqua proveniente da ambienti naturali prima di berla
– lavare bene la frutta e la verdura, possono essere contaminate da vecchie feci di gatto
– tenere coperte le aree di gioco per i bambini che contengono sabbia nei momenti in cui non vengono usate, così non potranno essere utilizzate dai gatti come lettiere improvvisate
Chiedendo a un dietista, riscopriamo gli stessi consigli:
- lavarsi molto bene le mani prima di mangiare e dopo aver toccato la carne cruda (per esempio quando la si prende per metterla a cuocere in padella)
- lavare accuratamente la frutta e la verdura che si vuole consumare cruda. È meglio sbucciare la frutta e mangiare verdura cotta, soprattutto se non si hanno garanzie igieniche
- mangiare solo carne e pesce ben cotti e salumi cotti (prosciutto cotto e mortadella). È necessario cuocerla ad almeno 66° e conservarla in frigorifero per un massimo di tre giorni (nel caso, congelatela in freezer)
- evitare carde e pesce crudi o poco cotti
- evitare salumi e insaccati poco stagionati (prosciutto crudo, bresaola, speck, coppa, salame)
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