Questa intervista nasce da un incontro casuale fra me e Irene e dopo aver sentito la sua storia e in accordo con lei abbiamo ritenuto importante fare partecipi altre donne/mamme che non sono sole al mondo e che devono/possono chiedere aiuto e che rinascere è possibile per tutti.
No alla Violenza No allo Stalking
“Arabe fenici dalle mille rinascite: questo siamo”
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Ciao Irene, intanto ti ringrazio per avermi concesso questa intervista ed essere disponibile a parlare di te. Raccontaci pure chi sei e cosa fai nella vita…
Ciao Silvia, grazie a te per il tempo che mi dedichi, innanzitutto. Che dirti di me? Ho 44 anni, una figlia meravigliosa, Rita, ormai quindicenne. Sono supervisor di una multinazionale, esperta in competenze digitali, mi occupo di coordinare e formare imprenditori che scelgono di avviare un business nell’ambito dell’imprenditoria digitale. La mia passione è la scrittura. Ho vinto diversi premi letterari nazionali ed internazionali. Sono anche editor e ghostwriter. Ma l’emozione più grande è legata sicuramente al mio blog.
Un blog che è nato in un periodo difficile della tua vita…
Sì… Dopo due anni di stalking che non augurerei al peggior nemico (semmai ne avessi uno), mi son dovuta ricreare. Praticamente partendo da zero. Il mio blog è nato con l’intento di condividere con altre donne l’esperienza della rinascita. Al blog son seguite la pagina ed il gruppo Facebook, una sorta di stanza accogliente e familiare – riservata a sole donne – dove potersi confrontare, chiedere consigli, ricevere la forza o l’affetto che sembrano mancare in certi momenti esistenziali difficili. L’obiettivo di tutto il mio progetto è uno: che nessuna donna si debba mai più sentire sola.
Hai detto che sei mamma, un’esperienza bellissima. Purtroppo sei stata vittima di stalking proprio da parte del padre di tua figlia: come vivi e hai vissuto questa vicenda?
Grazie a Dio questa brutta storia è ormai archiviata. Quando mia figlia aveva circa 6 anni, io e suo padre ci siamo separati. Non di comune accordo. Non senza sofferenza. Fu un brutto colpo da digerire per me che avevo creduto in quel matrimonio con tutte le mie forze. Pensa che per seguire il mio ex marito, appena sposati, avevo lasciato la mia Puglia, il lavoro, la famiglia, gli amici e mi ero trasferita in Piemonte, dove prestava servizio. Ma era successo qualcosa di grave tra noi, qualcosa che non avrei potuto mai accettare e superare. Qualcosa che ci avrebbe divisi per sempre. Nonostante la consapevolezza di tutto ciò, lui reagì malissimo all’inevitabile fine del nostro matrimonio. E per due anni son stata vittima di stalking. Li ho vissuti come fossero un incubo dal quale non riuscivo a svegliarmi. Sono arrivata a pesare 48 chili, ero l’ombra di me stessa. Avevo attacchi di panico anche nel sonno. Vivevo nel terrore.
Quali sono le associazioni a cui ti sei rivolta e come ti sono state di supporto per uscirne?
Mi sono rivolta al centro antiviolenza “Sostegno Donna” (Alzaia onlus). La psicologa che mi ha seguita, è stata preziosa. Mi ha sostenuta ed aiutata a guardarmi dentro, oltre tutto quel dolore. A capire che quell’esperienza si sarebbe conclusa e che ne sarei uscita, se lo avessi voluto davvero: avevo in me tutte le risorse necessarie a farcela.
Tua figlia ha mai avuto paura quando eri vittima di stalking? Come la tranquillizzavi?
Purtroppo sì, ha assistito ad alcuni episodi. Nonostante il mio calvario però, non ho mai ostacolato i suoi incontri col padre. Spesso noi mamme commettiamo un grosso errore, quello di voler tenere i figli fuori da ogni possibile problema. Lo facciamo col più nobile degli intenti, vogliamo proteggerli, vederli felici. Ma a volte la cosa giusta da fare è un’altra. Insegnare loro che esistono esperienze brutte, che non dovrebbero accadere ma accadono, che esiste lo schifo nel mondo. A noi spetta il compito di insegnargli a camminare nel fango senza sporcarsi. Per questo ho lasciato libera mia figlia di relazionarsi col padre secondo le sue percezioni. Ho voluto che non fossero condizionate dalle mie. Nei momenti più difficili ho sempre accolto le sue emozioni e l’ho aiutata a rielaborarle. Che si trattasse di rabbia o dolore, li abbiamo sbrogliati ed affrontati insieme. Col sostegno psicologico quando si è reso necessario.
Il rapporto fra lei e il padre ora come si svolge?
Sono passati tanti anni da allora. Mia figlia è adolescente adesso. E’ serena, anzi… è consapevole e serena. Anche se ha dovuto sperimentare un dolore lacerante, che nessun bambino dovrebbe provare negli anni più spensierati e belli che la vita dona, ne ha fatto buon uso. Il mio ex marito ormai vive a Milano. Hanno trovato un loro equilibrio. Si vedono ogni volta che lui torna in ferie in Puglia.
Lo stalking è diventato insieme alla violenza fisica e morale una delle piaghe del nostro secolo. Cosa credi bisogna fare per cercare di arginarlo?
C’è tanto lavoro da fare. A cominciare dal far capire alle donne che non devono rinunciare per nessuna ragione al mondo alla propria libertà ed indipendenza economica. Sento raccontare continuamente, dalle ragazze che seguono la mia pagina ed il mio blog, storie tristissime di violenze che vanno avanti da anni, a cui non possono sottrarsi perché dipendono economicamente dal proprio carnefice. E’ inaudito tutto ciò. In un tempo moderno, come questo nostro attuale, l’amore dovrebbe essere vissuto con maturità e consapevolezza. Tra due persone che hanno vite indipendenti e che scelgono di intrecciare i passi in una relazione affettiva rispettosa e felice. Questo significa saper mantenere una propria dimensione che prescinda dalla coppia. Perché nessuno possa più strumentalizzare l’aspetto totalizzante della coppia stessa.
Come credi bisognerebbe crescere i nostri figli per far sì che non diventino degli stalker nel loro futuro, da adulti?
Occorre far capire loro che l’amore e la violenza sono sempre incompatibili. Che se amiamo una persona questa comunque non può essere considerata una nostra “proprietà”. E che due individui che scelgono di amarsi devono sapersi innanzitutto portare rispetto. Può pure succedere che col tempo il sentimento finisca e non si sia più felici insieme. Ma la fine di una relazione non andrebbe mai vissuta come una tragedia. Dovremmo imparare – per poter poi insegnare ai nostri figli – che ci si può lasciare civilmente. Senza inutili violenze. Perché da queste esperienze si esce cambiate. Può finire lo stalking ma niente e nessuno ti cancella le cicatrici che ti ha lasciato dentro. E allora devi lottare per poterti ritrovare. Oltre un cumulo di macerie, frammenti di sogni caduti in frantumi. Non tutte ce la fanno.
Cosa vuoi dire alle donne/madri vittime di stalking e/o violenza che hanno paura di denunciare e farsi aiutare?
Sarei patetica se mi limitassi a dire che devono farlo. Invece sento di dire che devono valutare bene tutto. Avere consapevolezza di quel che le aspetta. Alla denuncia segue un processo. E i processi penali son logoranti. Si è sole in quelle aule di tribunale. E il calvario è lungo. Ho trascorso otto anni tra i tribunali civili e penali. Ma abbiamo diritto alla libertà. Ed è nostro dovere combattere per averla salva. Quando ho deciso di denunciare il mio ex marito mi son detta questo: mia figlia è piccola ma sarà una donna, domani. Da sempre la educo con l’esempio prima ancora che con le parole. Se non lottassi per la mia libertà, cosa le insegnerei? Che è giusto subire? Che un amore sbagliato può condannarti per sempre all’infelicità? Ho scelto di denunciare perché non avevo altra strada. Perché siamo forti ma non siamo d’acciaio. E due anni son lunghi, soprattutto per chi già non aveva alle spalle un matrimonio felice. Abbiamo il dovere di farlo, per noi stesse, per i nostri figli e per le tante, troppe donne che non hanno avuto il tempo di farlo e son morte. Brutalmente massacrate da chi aveva giurato loro amore. Una cosa è certa: dalle esperienze dure, anche quelle peggiori, si possono imparare lezioni in grado di renderti una persona migliore.
“Gli anni rubati, quelli in cui l’unica cosa che hai potuto scegliere di fare è sopravvivere, non torneranno certo indietro, non te li restituirà nessuno. Ma prendendo coscienza di quanto breve possa essere la vita, imparerai ad assaporare ogni istante. A goderti il momento presente. Qualunque calvario tu stia affrontando, qualsiasi sfida ti stia mettendo alla prova, tu, come me, puoi farcela ad uscirne vittoriosa. Purché tu non smetta mai di guardare avanti. E nei momenti di estrema solitudine, riesca a ricordare che il buio, anche quello più fitto e spaventoso, non ha potere su di te se riparti dalla Luce che hai dentro e permetti al tuo cuore di guidare i tuoi passi, portandoti in salvo verso la libertà che meriti.”