Ho letto con fervore questo bellissimo libro che possiamo definire un True Fantasy, anche se c’è chi lo ha definito un dark fantasy. Una storia come si dice d’altri tempi che si fa leggere tutto d’un fiato.
L’autrice Emanuela Valentini mi ha concesso del tempo per intervistarla e qui vi lascio leggere la sua storia e anche qualche accenno al libro stesso.
Ciao Emanuela intanto ti ringrazio per avermi concesso questa intervista, cominciamo col presentarti alle mie lettrici. Dicci qualcosa di te e da dove nasce la passione per la scrittura?
Ciao e grazie per l’ospitalità. Io sono un’appassionata di storie e di libri praticamente da sempre. Ho imparato a leggere e a scrivere prestissimo, prima ancora di andare a scuola e mi sono da subito sembrate entrambe attività meravigliose. Ho scritto la mia prima raccolta di piccole poesie in terza elementare. In quarta ho scritto un racconto lungo dedicato a un cavallino selvaggio (molto prima che nelle sale cinematografiche uscisse Spirit!) e dopo non mi sono più fermata. A dodici anni ho scritto il primo romanzo, tutto battuto a macchina e rilegato da me con la colla vinavil, non ti dico che bel prodottino (un libro duro come un mattone). Il titolo era “Il sorriso della Luna”, storia che due anni dopo ha avuto il seguito “Arcobaleno notturno”. Insomma, che dire: la scrittura è nata con me, sono cresciuta leggendo e scrivendo e morirò leggendo e scrivendo.
Ora passiamo al parlare del libro e poi qualche altra domanda su di te “La bambina senza cuore” è un libro True fantasy, da dove nasce l’idea di questa storia dove entrano in gioco argomenti che toccano diversi punti di vista come le streghe, la vita dopo la morte ….
La storia di Lola mi è venuta in mente moltissimi anni fa mentre ero in aereo, in viaggio verso Londra. In quel periodo (2009) studiavo la psicogenealogia e le origini del fenomeno delle maledizioni familiari: da lì a crearci una storia il passo è stato breve. Desideravo scrivere un romanzo toccante e profondo, realistico e mistico insieme. Non so se ci sono riuscita, ma è il meglio che ho saputo fare. Il romanzo negli anni ha subito variazioni e modifiche, esistono diverse versioni della storia di Lola; questa che hai letto è, secondo la mia opinione, la più vicina al mio desiderio iniziale, la più completa.
Il romanzo è ambientato a Whisperwood vi è un motivo particolare per cui hai scelto proprio questo luogo per il tuo racconto?
Mi serviva un luogo su misura per la storia di Lola, doveva essere piccolo e circondato da boschi, doveva avere un vecchio cimitero e un lago. Non trovando nulla sul territorio l’ho inventato di sana pianta.
Qual è il tuo rapporto con la morte? Se fossi tu stessa la protagonista del tuo libro avresti agito nello stesso identico modo?
Il mio rapporto con la morte è complicato. Mi attrae e mi terrorizza. La odio quando si porta via persone e animali che amo, ma una parte di me sa che dopo ci aspetta certamente qualcosa di straordinario. Voglio credere che la morte non sia la fine di tutto, ma solo la linea di demarcazione di due capitoli della nostra vita. Se fossi stata Lola non avrei avuto molta scelta. Se fossi stata Nathan avrei probabilmente agito allo stesso modo. Io sono Nathan.
Tu personalmente credi nelle “streghe”, ovviamente è una domanda retorica ma vorrei sapere se credi nelle persone che dicono di avere un dono che gli permette di poter percepire e comunicare coi morti?
Io credo nella strega, sì. La strega come donna immersa nel flusso del mondo e capace di guardare oltre le apparenze, capace di curare, di capire i linguaggi del bosco e del cielo, capace di utilizzare i segreti delle piante e delle parole per fini benefici. Credo anche che esistano persone con una sensibilità tale che permette loro di comunicare con gli stati della vita differenti dal nostro e avere accesso a luoghi che i più non vedono e non percepiscono. In parte posseggo questi doni.
Perché si dovrebbe leggere questo libro? Lo hai scritto per portare i lettori ad una conoscenza diversa, dove vorresti portare il lettore?
L’ho scritto per soddisfare un bisogno. Essenzialmente per sciogliere una maledizione familiare, la mia. Moltissimi lettori però mi hanno detto che nella storia di Lola hanno trovato cose che li riguardano e ho capito che una storia non è mai la storia di una persona sola. Le storie sono di tutti, sono per tutti: questa consapevolezza mi ha sempre nutrito di entusiasmo e gioia. Forse scrivo per questo.
Quali sono i tuoi scrittori preferiti e da quali di questi sei stata ispirata per la stesura della “Bambina senza cuore”?
I miei scrittori preferiti sono tantissimi, nella vita ho amato e attinto a innumerevoli fonti: se però vogliamo fare qualche nome direi Pullman, Hesse, Ende, Calvino, Dickens, Stroud, Nix, Gibson… per scrivere Lola però l’ispirazione l’ho trovata nei testi di Alejandro Jodorowsky, il genio inventore della psicomagia e del teatro panico.
Che dire tutti autori di grande spessore, A. Jodorowsky è anche fra i miei preferiti
Ti è capitato di avere il cosiddetto blocco dello scrittore mentre lavoravi ad uno dei tuoi libri? Come hai affrontato questa situazione?
Ma sì, certo. Sempre. Mi salva però la mia capacità di disciplinarmi. Quando scrivo divento una specie di automa: tutto svanisce. Non mangio, non bevo, non mi lavo :) non parlo con nessuno. Se mi blocco vado a passeggiare o a fare shopping, rigorosamente da sola. Poi torno a casa e riprendo il lavoro. Detesto lasciare storie scritte a metà.
Stai già scrivendo il tuo prossimo libro? Se si vuoi anticiparci in poche parole di cosa parlerà?
Sto scrivendo un thriller, una nuova avventura per me. Vorrei tanto parlarne perché apprezzeresti la tematica, ma il mio agente mi trancia le dita se scrivo anche solo una parola su quel romanzo. (aiuto!)
Dai allora ti aspetto per la prossima intervista col nuovo thriller quando potrai!
Hai qualche buon consiglio da dare a chi volesse intraprendere la carriera di scrittore/scrittrice?
Studio, studio e ancora studio. Leggere è la scuola essenziale per chi voglia imparare a scrivere: leggere con concentrazione i romanzi scritti da autori riconosciuti significa capire e analizzare le scelte stilistiche, le trame, il linguaggio, i tempi del romanzo e una infinità di altre cose. Poi ci sono i coach come me: persone che mettono a disposizione il loro tempo e la loro esperienza per insegnare a scrivere a chi si affida alle loro cure. Io ne ho fatto un mestiere che affianca quello di autrice e devo dire che supportare autrici e autori nella costruzione delle loro storie è una gioia immensa, mi regala soddisfazione e completezza. Sentirli felici alla fine dei lavori poi, è esaltante.
Ringrazio ancora Emanuela Valentini per avermi concesso questa intervista e vi invito a leggere il suo libro ” La bambina senza cuore” non ne rimarrete per niente delusi!