Noi genitori spesso non sappiamo come affrontare l’argomento della morte coi nostri bambini, ho chiesto quindi a Raffaella Celi (psicologa) di spiegarci come poter affrontare questo argomento, tanto delicato e altrettanto importante, che non va sottovalutato ne tenuto nascosto ai bambini secondo il mio parere.
Indice Contenuti
La mia esperienza in breve
A 6 anni avevo una gran paura della morte. All’epoca non avevo ancora mai perso nessuno d’importante, semplicemente ricordo che una maestra ci aveva raccontato di come muoiono i bambini in Africa. Ricordo che progressivamente inizia ad avere quelli che oggi chiamerei attacchi di panico, un terrore paralizzante, continue paure irrazionali di perdere le persone care. Pensavo alla parola morte e avevo paura. Non capivo. Faticavo a dormire da sola, appena chiudevo gli occhi l’immagine dei poveri bambini africani, denutrite, scheletrici con le pance gonfie tornava a farmi visita. I miei cercavano di rassicurarmi in tutti i modi, mi sono stati molto vicino, ma capivo che anche per loro l’argomento era difficile.
Parlare della morte ai bambini perché questa non sia un tabù
Perché parlare di morte è faticoso, ancora di più se bisogna parlare ad un bambino. Si ha sempre paura di turbare la sua serenità, lo si vuole proteggere dalle cose tristi, dolorose, cruenti. Si pensa che “non è ancora il momento” e così l’argomento morte, come molti altri, pensiamo al tema sessualità, viene allontanato e taciuto. Quando però poi si presenta il momento, non è sempre facile trovare le parole, spiegare, accompagnare ad accettare il dolore, e tutti quei sentimenti contrastanti che viviamo in caso di perdite. Questo si riferisce anche ai casi in cui la perdita è un animale domestico. Infatti capita spesso che questa possa essere la prima situazione in cui un bambino deve fare i conti con la morte, perché magari l’amico domestico entrato in casa con il suo arrivo, o per vecchiaia o per malattia muore. Anche in questi casi per i genitori non è facile trovare le parole.
Tenere i bambini lontani dal dolore, evitare il discorso morte, tacere la scomparsa di qualche caro o come nella mia storia, dire qualcosa di impegnativo senza spiegare, non protegge i bambini, ma provoca in loro un’enorme angoscia. Per i bambini comprendere, dare forma ad emozioni mai provate fino ad allora, accettare la realtà senza avere un genitore che lo sostiene e lo accompagna, crea un profondo disagio e fa si che si generino pericolose fantasie e tabù. Questo atteggiamento fa si che i bambini si creino da soli delle risposte, con non poche conseguenze sul modo con cui si relazioneranno nella vita con l’argomento morte.
Uno degli errori in cui si cade spesso è quello di utilizzare dei luoghi comuni e associare la parola morte al sonno o al viaggio. Capita non di rado, per esempio, che per raccontare ad un bambino che qualcuno è venuto a mancare si fa ricorso al “si è addormentata” o “è partito per un lungo viaggio”. Questo può provocare strani sentimenti, generare sensi di colpa per la scomparsa o addirittura una connessione tra andare a dormire e la morte, generando nel bambino paure associate alla fase dell’addormentamento.
Facciamo quindi attenzione! E’ importante dire sempre la verità ai bambini, anche se si tratta di un argomento difficile e doloroso da affrontare come la morte. L’importante è scegliere le parole giuste a seconda dell’età e del grado di vicinanza della persona scomparsa. Attraverso un linguaggio appropriato, ma senza inutili giri di parole, facendosi aiutare anche dalle immagini dei libri, si possono evitare risposte e discorsi evasivi, nella vana speranza di nascondere ai bambini un evento triste.
Quando una famiglia vive uno di quei difficili momenti della vita, come il lutto, tutto il sistema soffre, anche i genitori. Allora è importante che, per stare accanto al dolore dei bambini, impariamo a non negare i nostri sentimenti. Bisogna dare ai bambini la possibilità di vedere che le stesse emozioni che provano, sono esperite anche dai propri genitori e che quindi, si possono provare, si accettare, gestire e superare. Non dobbiamo aver paura di mostrare le nostre emozioni. Il dolore non deve essere nascosto, fa parte della vita, ed è per questo importante avere gli strumenti adeguati per poterlo affrontare, sempre e fin da subito.
Esistono vari strumenti che possono tornare utili per parlare di morte con i nostri bambini. Possono esser utilizzati sia come modi per introdurre l’argomento, sia suggerimenti da condividere con i propri bambini quando ci si trova nella situazione di dover raccontare che qualcuno è venuto a mancare.
Come affrontare la morte coi bambini e non rendere la morte un tabù
- Leggere alcuni libri per trovare le parole, l’intimità e la complicità per superare la difficoltà e condividere in modo più sereno il grande dolore. A volte le parole del libro possono essere un valido aiuto quando non si è in grado di usare le proprie. Il libro diventa una grande risorsa nei momenti critici e i bambini, grazie anche alle immagini, trovano in esso un importante appoggio per la rielaborazione del lutto.
- Utilizzare immagini, come fotografie, o oggetti appartenenti la persona cara, per mantenere vivo il ricordo attraverso il racconto di aneddoti divertenti o significativi.
- Utilizzare il disegno o altre tecniche artistiche come, l’argilla, per rendere visibili le proprie emozioni, per esprimerle, per tirarle fuori.
- Costruire la “scatola della rabbia”, un’attività che permette di condividere un momento intimo, ma nello stesso tempo informale, dove è possibile parlare di ciò che sta accadendo senza fare domande. La scatola diventa lo strumento dove poter mettere tutte le emozioni negative. Allontanarle fisicamente permette al bambino di poter fare esperienza che la rabbia può essere gestita e che esprimerla ci possono essere tanti modi.
- Utilizzare la respirazione o alcune tecniche di rilassamento per gestire momenti di dolore.
Speriamo con questo articolo di essere state di aiuto ai genitori che devono affrontare questo delicato tema e ricordiamo che siamo a disposizione per confrontarci con voi.
Scritto da Raffaella Celi