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15 ottobre Giornata Mondiale del Lutto Perinatale.
Mamma Naturale incontra una Mamma Arcobaleno che ci ha concesso una sua intervista.
Per colpa della tua endometriosi hai subito diverse perdite perinatali, non osiamo immaginare il dolore che una madre può provare hai voglia di dirci due parole in merito?
L’endometriosi non è stata la sola causa che ha portato ai miei lutti, devo qui essere sincera. Sicuramente un 60% dovuto ad aderenze ed al fatto che non ero stata ancora operata. Non avevo una diagnosi e non ero seguita nel giusto modo. Il primo positivo è arrivato dopo 10 giorni di ritardo. Un sorriso. Un non crederci. L’incredulità ha lasciato il posto alla gioia e poi alla consapevolezza. Nemmeno il tempo di avvertire, nemmeno il tempo di fare la prima visita che la prima gravidanza si è trasformata in un lungo incubo. Due giorni dopo i primi dolori, il primo sangue. Le prime analisi. Era perso ancora prima di iniziare il viaggio. Non ce l’aveva fatta. Il dolore e la frustrazione che accompagnano i giorni successivi all’attesa di staccarsi fisicamente da lui sono interminabili. Ricordo che passai le ore sul divano pregando con quel gran rumore nella testa di non dover andare al bagno. E’ strano come anche se non lo senti, non lo vedi, hai quella propensione di “madre” che come una leonessa vuole salvare ad ogni costo il tuo piccolo. Pensi che forse non è vero. Si sono sbagliati. Forse può rivivere. Perché non può rivivere. Ti stringi un grembo che sai non essere vuoto ma non comprendi fino in fondo, finché non riesci ad accettarne il lutto. L’attesa devastante termina con l’arrivo, nelle migliori ipotesi, di quel sangue non mestruale che lava. Lava via il dolore. L’attesa. Termina quel momento di limbo che sembra non finire mai. La mia prima fine arrivò qualche giorno dopo. Come mi dissero in molti, sono stata fortunata. Anche nelle successive volte, a non dover subire un raschiamento. Il lutto perinatale è qualcosa di non accettabile. Non è possibile a volte pensare, di poterci convivere.
Come si può sopravvivere alla morte di un figlio?
Me lo sono posta molte volte come pensiero ossessivo. Era diventato un ombra possessiva dopo la seconda perdita. Il non essere capace di proteggere e di salvare il proprio figlio, l’essere inerme e disarmata contro la “natura” o la “genetica” o la “volontà divina” fanno vacillare qualsiasi credenza che fino ad allora potevano essere capi saldi di una donna. Sono stata fortunata, nei miei dolorosi lutti, ad aver perso dei figli prima ancora che potessero essere “sentiti”. Me lo sono sentita dire molto spesso. La verità è che nessuno, dovrebbe mai viverlo.