La storia della macchina da cucire non è una favola poetica, quanto piuttosto una rocambolesca avventura, costellata da innumerevoli scandali, accuse, brevetti e tentativi falliti. Ma come disse Gandhi “è una delle poche utili che sia mai stata inventata”.
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Le origini della macchina da cucire
Sin da 20.0000 anni fa l’inventiva umana ha spinto i nostri antenati a cucire a mano. I primi aghi erano realizzati con ossa di animali e per il filo si usava il fieno. Per secoli e secoli l’arte di cucire a mano si è tramandata di generazione in generazione, innovandosi e diversificandosi in svariate tecniche.
La svolta avviene all’epoca della Rivoluzione Industriale, quando gli imprenditori avvertono la necessità di ridurre drasticamente i tempi di cucitura a mano nelle fabbriche. Fu così che dalla genialità umana nacque l’idea di una macchina da cucire.
1755: il primo brevetto della macchina da cucire
Nel 1755 il tedesco Fredrick Weisenthal depositò il primo brevetto dal titolo “ago progettato per un macchinario”. In realtà non c’è alcun riferimento a una vera e propria macchina da cucire. La prima idea in tal senso fu di Thomas Saint. Nel 1790 depositò il brevetto di un macchina azionata da una manovella e destinata al cucito su tela o pelle. Non sappiamo se riuscì o meno a realizzarla.
Nel 1874 un tale William Newton Wilson trovò i suoi progetti brevettuali e riuscì a dimostrare che la macchina da cucire di Saint funzionava. Prima di questa data ci furono innumerevoli tentativi (tra cui la prima macchina da cucire americana nel 1834) tutti destinati al fallimento. Solo nel 1830 il tentativo del sarto francese Thimonnier andò a buon fine: la macchina da lui concepita cuciva 6 volte più veloce dei sarti a mano. Dopo il brevetto, Thimonnier aprì la prima fabbrica tessile al mondo con 80 macchine da cucire destinate a realizzare le uniforme dell’esercito francese. Fu allora che i sarti parigini, vedono tramontare la loro carriera per sempre, misero a ferro e fuoco la fabbrica e costrinsero alla fuga l’imprenditore.
Nel 1834 l’americano Walter Hunt creò la prima macchina da cucire americana, ma, pieno di sensi di colpa prevedendo un boom della disoccupazione dei sarti, decide di non registrare il brevetto e rinunciarci. Nel 1844 l’inglese John Fisher, prendendo esempio dai suoi predecessori, riuscì a creare una perfetta macchina da cucire, ma la sua richiesta di brevetto si perse tra le documentazioni nell’ufficio brevetti.
Nel 1851 fu la volta di Isaac Merrit Singer che perfezionò l’invenzione aggiungendo il pedale e creare sulle macchine da cucire un vero e proprio impero. Si beccò anche una denuncia da Howe che lo accusò di aver copiato il suo brevetto del 1845 e lo trascinò in un’intensa battaglia legale in tribunale. Howe ne uscì vincitore (se non fosse stato smarrito il brevetto di Fisher avrebbe potuto anche lui partecipare alla causa contro Singer) e fu risarcito profumatamente. Nonostante quella che è passata alla storia come “la guerra dei brevetti”, a Singer e Howe (che morirono entrambi multimilionari) si deve l’invenzione della macchina da cucire come la conosciamo oggi.