Arlecchino non solo è la maschera più famosa di sempre, ma anche la più antica. Ha origini bergamasche e deve la sua fortuna a Carlo Goldoni che nella sua commedia “Arlecchino servitore di due padroni”, lo trasformò da servo sciocco e maldestro a personaggio sveglio, astuto, scaltro, malizioso e vincente.
Delle maschere di Carnevale italiane Arlecchino è sicuramente la più conosciuta e popolare. Raffigura un servo stravagante e scapestrato, un vero imbroglione che ne combina di tutti i colori e fa burle ai danni dei suoi padroni, avidi e odiosi, ma non gliene va mai bene una. Non è sciocco né stupido, ma solo ingenuo e pasticcione. Arlecchino è dotato di una fervida immaginazione e tanta fantasia. Non ha proprio voglia di lavorare ed è sempre affamato. Si dispera con grande facilità, ma si consola con altrettanta rapidità. Ancora oggi è la maschera più simpatica e amata dai bambini.
Indice Contenuti
Il costume di Arlecchino
Chi non conosce il costume di Arlecchino? Indossa una maschera nera e un vestito multicolore fatto di giacca e calzoni aderenti con triangoli rossi, gialli, verdi e azzurri disposti a losanghe. Ha un cappello di feltro sul capo e scarpe nere con un grande fiocco.
C’è una leggenda che racconta l’origine dell’abito di Arlecchino. C’era una volta un bambino molto povero che voleva partecipare ad una festa di Carnevale, ma non aveva soldi per il costume da indossare. I suoi amici però decisero di aiutarlo e portare alla madre ciascuno un pezzetto di stoffa del proprio vestito di Carnevale. La madre di Arlecchino, cucendo insieme tutti i pezzetti colorati, ricamò un vestito per il suo bambino. Nacque così il famoso vestito colorato di Arlecchino.
Storia di Arlecchino
La carriera teatrale di Arlecchino nasce nel ‘600 con l’attore di origine bergamasca Alberto Naselli (o Alberto Gavazzi secondo altre fonti) chiamato Zan Ganassa. In realtà la sua storia risale a secoli prima. La radice del nome ha origini germaniche e tradotto significa “Re dell’inferno”. Dagli Inferi a re dei comici il passo è lungo (da “Holle Konig” a “Helleking” fino a “Harlequin”).
La maschera di Arlecchino nasce dalla contaminazione della tradizione popolare francese di un personaggio diabolico e lo Zanni bergamasco. Anche Dante nella Commedia e più precisamente nell’Inferno parla di “Alichino” come una figura demoniaca a capo di una schiera diabolica. Con il passare del tempo perde questa connotazione demoniaca e diventa il contadino veneto-bergamasco un po’ imbranato e un po’ sciocco.
Leggi anche
Filastrocche sulle maschere di carnevale
Disegni di Carnevale da colorare
Come spiegare il carnevale ai bambini