Una delle maschere più belle e famose di sempre è curiosamente una maschera non veneziana ma di origine bergamasca ed è quella di Brighella. Il servo furfante, il farabutto insolente e scaltro, il “compare” di Arlecchino ha una storia molto affascinante che merita di essere raccontata. Se siete curiosi di scoprire tutto ciò che c’è da conoscere sulla maschera di Brighella, non vi resta che continuare la lettura.
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Le caratteristiche della maschera di Brighella
“Arlecchino è di Bergamo bassa, io sono di Bergamo alta”, così si presenta sempre a tutti Brighella. Già da questa precisamente si capisce la volontà di caratterizzare la sua maschera come nata nella parte della città solitamente nota come più intraprendente. Brighella, quindi come Arlecchino, è una maschera bergamasca. Tra i due c’è la rivalità tipica di due maschi Alpha.
Brighella viene da sempre identificato come il servo buffone, spavaldo e scaltro. Malizioso e chiacchierone, è un furfante senza scrupoli, un bugiardo che mente “sempre e comunque”, un uomo pronto a tutto pur di raggiungere il suo obiettivo. Non solo: Brighella è un vero attaccabrighe (da questa sua caratteristica prende anche il suo nome), sempre pronto alla zuffa e alla rissa incontrollata.
Le origini della maschera di Brighella
La più antica testimonianza della maschera di Brighella risale al 1601: nel testamento di Sivello si parla appunto di un villano bergamasco di nome Brighella. Nel XVII secolo questa maschera è documentata anche in Francia. Proprio a quel periodo risale anche il costume tipico di Brighella. Fu però Goldoni con la sua riforma a dare le connotazioni a questa maschera, identificandola come un servo furfante e scaltro ne “Il servitore di due padroni”. Brighella insomma altro non era che la parodia di un maggiordomo furbo, abile nel mentire a tutti e nel trarre grandi profitti.
Carlo Cantù e Francesco Gabrielli contribuirono alla diffusione del nome di questa maschere che ben presto assunse ruoli da protagonista sulle scene. Alla fine del ‘700 anche Atanasio Zannoni diede un grande “sprint” alla fama della maschera di Brighella.
Il costume della maschera di Brighella
Dalle origini ai giorni nostri la maschera di Brighella ha cambiato spesso il suo costume. Il costume tipico è la livrea, quella che lui si vanta di indossare e che simboleggia l’appartenenza al suo padrone (quale dei tanti che serve? Non si sa). Indossa una casacca bianca su larghi pantaloni con nastri verdi, il mantello e porta sempre con sé un bastone (oggi uno spadino) e una cintura. La mezza maschera con naso aquilino e la folta barba completano il tutto. Il suo modo di gesticolare e parlare in dialetto bergamasco era sicuramente molto più sobrio del suo rivale Arlecchino. Da servo scaltro e scellerato nel corso dei secoli è diventato servitore fedele e saggio di padroni giovani scapestrati.
Perché Brighella si chiama così?
Allegro, scapestrato, furbo, doppiogiochista, scaltro, bugiardo, irriverente, astuto ed opportunista. In origine Brighella era un servo lascivo e crudele, ladro e persino assassino all’evenienza. Bravo a cantare, ballare e suonare, non solo a mentire, fa milioni di mestieri pur di guadagnarsi da vivere. Il suo nome deriva da briga o brigare che significa intrigo.
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